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Giurisprudenza commentata |
Falcidia IVA nel sovraindebitamento
Corte Costituzionale
Va dichiarata l'illegittimità costituzionale dell'art. 7, comma 1, terzo periodo, L. 27 gennaio 2012, n. 3 (Disposizioni in materia di usura e di estorsione, nonché di composizione delle crisi da sovraindebitamento), limitatamente alle parole: "all'imposta sul valore aggiunto", nella parte in cui nega al debitore sovraindebitato la possibilità di prospettare il pagamento parziale dell'IVA, a pena di inammissibilità del relativo ricorso.
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Il concordato “misto” e il criterio della “prevalenza quantitativa attenuata”
Tribunale di Milano
Ai fini della individuazione della disciplina applicabile al concordato misto, se quella caratteristica del concordato in continuità o l’altra tipica del concordato liquidatorio, si applica il criterio di prevalenza "quantitativa attenuata", per effetto del quale nel concetto di "ricavato prodotto dalla continuità" rientrano anche il magazzino, nonché i rapporti contrattuali già in essere o già risolti nel passato, ma che proseguiranno o verranno rinnovati e, infine, i rapporti di lavoro.
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Ammissione al passivo fallimentare: la prescrizione del credito tributario non va al giudice tributario
Cass. Civ., SS.UU.,
Ove, in sede di ammissione al passivo fallimentare, sia eccepita dal curatore la prescrizione del credito tributario maturata successivamente alla notifica della cartella di pagamento, che segna il consolidamento della pretesa fiscale e l'esaurimento del potere impositivo, viene in considerazione un fatto estintivo dell'obbligazione tributaria di cui deve conoscere il giudice delegato in sede di verifica dei crediti e il tribunale in sede di opposizione allo stato passivo e di insinuazione tardiva, e non il giudice tributario.
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Comunicazione ex art. 92 L.F. del curatore fallimentare
Cass. civ., sez. II
La comunicazione effettuata dal curatore ai sensi dell'art. 92 L. F. è atto idoneo a determinare la decorrenza del termine di riassunzione del processo ma solo se sia stata indirizzata al difensore della parte processuale, se contenga un esplicito riferimento alla lite pendente ed interrotta e se sia corredata da copia autentica della sentenza di fallimento.
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Fallibilità della holding personale ed esenzione dal fallimento dell'impresa agricola
Tribunale di Forlì, Decreto 10 Aprile 2019
La cd. holding personale è configurabile quando una persona fisica, che sia a capo di società di capitali, in veste di titolare di quote o partecipazioni azionarie, svolga professionalmente e con stabile organizzazione l'attività di direzione, controllo e coordinamento delle società del gruppo. Al fine di determinare la sussistenza di una holding personale è necessario dimostrare che la persona fisica abbia svolto un'attività ulteriore e autonoma, avente le caratteristiche dell'impresa, e avente a oggetto il perseguimento di un lucro ulteriore rispetto a quello riconducibile alle singole società appartenenti al gruppo.
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Il Giudice di legittimità alle prese con le nuove norme in tema di responsabilità degli amministratori e liquidazione del danno
Cass. civ., sez. I, 30 settembre 2019, n. 24431
È ammissibile la liquidazione del danno in via equitativa, sia nella misura corrispondente alla differenza tra il passivo accertato e l’attivo liquidato in sede fallimentare sia con ricorso al criterio presuntivo della “differenza dei netti patrimoniali”, in presenza degli stessi presupposti e nell’impossibilità di una ricostruzione analitica per l’incompletezza dei dati contabili o la notevole anteriorità della perdita del capitale sociale rispetto alla dichiarazione di fallimento.
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Dichiarazione di fallimento omisso medio: il recente arresto del Tribunale di Ancona
Tribunale di Ancona
Il dies ad quem dell'azione di risoluzione ex art. 186 l.fall. deve essere individuato nell'anno successivo al termine dell'ultimo adempimento previsto nel piano e nella proposta concordataria e richiamato nel decreto di omologa.
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Riparto fallimentare: ricorso in Cassazione e rispetto del contraddittorio dopo le S.U.
Cass. Sez. Un.
In tema di riparto fallimentare, ai sensi dell'art. 110 l.fall. (nel testo applicabile ratione temporis come modificato dal d.lgs. n. 169 del 2007), sia il reclamo ex art. 36 l.fall. avverso il progetto – predisposto dal curatore - di riparto, anche parziale, delle somme disponibili, sia quello ex art. 26 l.fall. contro il decreto del giudice delegato che abbia deciso il primo reclamo, possono essere proposti da qualunque controinteressato, inteso quale creditore che, in qualche modo, sarebbe potenzialmente pregiudicato dalla diversa ripartizione auspicata dal reclamante, ed in entrambe le impugnazioni il ricorso va notificato a tutti i restanti creditori ammessi al riparto anche parziale.
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Nessun dubbio sulla fallibilità della società "in mano pubblica"
Tribunale di Aosta
I presupposti normativi per la dichiarazione di fallimento non sono esclusi dalla semplice circostanza che la società sia stata costituita con provvedimento normativo di carattere legislativo e non mediante le forme negoziali comuni (atto costitutivo e statuto), come avviene nel settore del diritto privato, dovendosi avere riguardo all'attività effettivamente esercitata dalla società medesima ed alla sua riconducibilità alla nozione di impresa commerciale.
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Il regime delle spese sostenute dal creditore istante nel procedimento di opposizione al fallimento
Cass. Civ.
In tema di opposizione allo stato passivo, non sono ammesse in prededuzione le spese sostenute dal creditore istante nel giudizio di opposizione alla dichiarazione di fallimento, senza che assuma rilievo la sua qualità di litisconsorte necessario, non potendosi desumere da essa l'inerenza delle spese sostenute all'amministrazione del fallimento o alla sua conservazione.
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