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News su Bancarotta fraudolenta |
Più condotte di bancarotta non escludono l’attenuante della tenuità dei fatti
Cass. Pen.
La contemporanea sussistenza di più ipotesi di bancarotta non esclude ex se l’applicabilità dell’attenuante della particolare tenuità dei fatti prevista all’art. 219, comma 3, l. fall. Infatti, compiere più condotte rilevanti penalmente ai sensi dell’art. 216 l. fall. è considerabile come un’ipotesi aggravata tale da poter essere bilanciata con circostanze di segno opposto, tra cui l’attenuante citata. In tali termini si è espressa la S.C. con la sentenza n. 36816, depositata nella data di ieri.
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Concorso omissivo dell’amministratore privo di delega nella bancarotta fraudolenta
Cass. pen.
Affinché si verifichi nella bancarotta fraudolenta il concorso omissivo ex art. 40, comma 2, c.p. dell’amministratore privo di delega è necessario che tale soggetto, oltre a rappresentarsi l’evento e la sua portata illecita, ometta consapevolmente di impedirlo, nonostante la posizione di garanzia da lui ricoperta. È dalla conoscenza dei segnali di allarme, intesi come momenti rilevatori del pericolo dell’evento, che può desumersi la prova della rappresentazione dell’evento da parte di chi è tenuto ad uno specifico “dovere di allerta”. Così si è pronunciata la sentenza n. 35344/2016.
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La Cassazione fa Il punto sulla bancarotta documentale
Cass. Pen.
In tema di bancarotta documentale ex art. 216, comma 1 n. 2, l. fall., la Corte Suprema conferma il precedente orientamento giurisprudenziale (sentenza n. 45174/2015) secondo cui integra l’elemento oggettivo del delitto citato non solo la tenuta delle scritture contabili capace di rendere impossibile una ricostruzione del patrimonio, ma anche l’ipotesi in cui gli accertamenti da parte degli organi fallimentari siano ostacolati da difficoltà superabili solo attraverso una speciale diligenza. Con riferimento all’elemento soggettivo si ricorda che è sufficiente il dolo generico.
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Bancarotta: rappresentazione e volontà della deminutio patrimonii e non del fallimento
Cass. Pen.
La Cassazione Penale, con la sentenza n. 26806/16, in tema di bancarotta per distrazione, e in contrasto con quanto espresso nelle sentenze n. 47502/12 e 41655/13, dispone che tra gli elementi necessari e sufficienti a far sorgere la responsabilità penale ex artt. 216 e 223, comma 1, l. fall. non è da ricomprendere l’esistenza di un nesso causale o psichico tra i fatti di distrazione e il successivo fallimento. I fatti di distrazione assumono rilievo penale, a seguito della dichiarazione di fallimento, anche se la condotta è stata realizzata in una situazione in cui l’impresa non si trovava ancora in condizioni di insolvenza.
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Il concorso dei sindaci nel reato di bancarotta fraudolenta
Cass. Pen.
I membri del collegio sindacale, tipico organo di controllo chiamato a vigilare sull’amministrazione della società, possono essere chiamati a rispondere del reato di bancarotta fraudolenta commesso dagli amministratori a titolo di concorso omissivo, sotto il profilo della violazione del dovere giuridico di controllo che inerisce alla loro funzione. Lo ha ribadito la Corte di Cassazione con la sentenza n. 19470/2016.
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Tra appropriazione indebita e bancarotta non sussiste il bis in idem
Cass. Pen.
Con la sentenza n. 13399/2016 la Corte di Cassazione ribadisce che la pronuncia definitiva per il reato di appropriazione indebita previsto dall’art. 646 c.p. non rende improcedibile la bancarotta fraudolenta, né tantomeno contrasta con il principio del ne bis in idem, determinando invece l’assorbimento dell’appropriazione indebita nell’imputazione di bancarotta fraudolenta ex art. 84 c.p.
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Il piano di risanamento non salva dalla bancarotta fraudolenta
Cass. Pen.
Con la sentenza n. 8926/2016, la Suprema Corte ha affermato che le condotte distrattive poste in essere dagli amministratori della società in esecuzione di un piano di risanamento presentato durante la fase prefallimentare, non escludono la configurabilità del reato di bancarotta fraudolenta laddove siano concretamente dirette a privare la società di ogni garanzia per il ceto creditorio.
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Concorre nella bancarotta il legale che aiuta gli amministratori nella distrazione dei beni societari
Cass. Pen.
È configurabile il concorso nel reato di bancarotta fraudolenta da parte di persona estranea al fallimento, qualora la condotta realizzata in concorso col fallito sia stata efficiente per la produzione dell’evento, e il terzo extraneus abbia agito con la consapevolezza e la volontà di aiutare l’imprenditore in dissesto nei suoi progetti distrattivi volti a frustrare le ragioni dei creditori. È questo il principio ribadito dalla Cassazione, con la sentenza n. 8349 depositata l’1 marzo.
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Il fallito che distrae beni derivanti da una truffa è punibile anche per bancarotta
Cass. Pen.
In tema di bancarotta fraudolenta patrimoniale, la provenienza illecita dei beni oggetto della condotta distrattiva non esclude la punibilità ex art. 216 l. fall., in quanto tale disposizione normativa deve considerarsi riferita a tutti i beni che fanno parte del patrimonio del fallito, a prescindere dalla proprietà e dal modo del loro acquisto, rientrandovi quindi anche i beni ottenuti con condotte illecite, quale la truffa. Così si è espressa la Corte di Cassazione con la sentenza n. 6336/16.
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L’ente danneggiato in concordato preventivo può costituirsi parte civile contro l’ex manager
Cass. Pen.
Il dissesto della Fondazione San Raffaele torna sotto le luci della cronaca giudiziaria con il deposito della sentenza n. 5010/16, con la quale la V Sezione Penale della Suprema Corte conferma la condanna per i reati di bancarotta fraudolenta, frode fiscale, appropriazione indebita e riciclaggio a carico dell’amministratore di una delle società coinvolte nella vicenda.
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