Focus

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Il raggiungimento del riequilibrio finanziario ex art. 67, comma 3, l. fall.: una proposta interpretativa nell'ottica del professionista attestatore

05 Aprile 2012 | di Riccardo Ranalli

Relazione di attestazione dell’esperto

L'Autore si propone di fornire una proposta metodologica per la verifica, da parte del professionista attestatore del piano redatto ai sensi dell'art. 67, comma 3, lett. d), l. fall., del raggiungimento, in via prognostica, del riequilibrio finanziario dell'impresa in crisi. A tal fine, a partire dal dato letterale della norma in commento, si individuano ulteriori spunti di riflessione dal disposto dell'art. 2467 c.c., che reca una declinazione del concetto di equilibrio finanziario con riferimento all'istituto della postergazione. In particolare, la proposta si basa sull'assunto che il concetto di riequilibrio finanziario si identifica con quello di sostenibilità del debito e presuppone la capacità dell'impresa di produrre flussi di cassa adeguati al servizio del debito finanziario, anche in presenza di rischi d'impresa non remoti. Ciò posto, si tratterebbe, verificata preliminarmente l'assenza di indicatori ostativi al merito di credito, di pervenire alla prova diretta del riequilibrio finanziario prognostico individuando, a regime, i flussi finanziari liberi, per determinare, in una situazione astratta di neutralità dei volumi e di crescita nulla del valore della produzione (c.d. steady state), le condizioni in presenza delle quali potrebbe aver luogo il rimborso del debito finanziario non autoliquidante.

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Riflessioni in materia di modelli preventivi dell'insolvenza: analisi di modelli a noi vicini e considerazioni

30 Marzo 2012 | di Roberto Marinoni

Insolvenza

C'è spazio, nel nostro ordinamento, per modelli preventivi dell'insolvenza rispetto alle procedure concorsuali classiche? Per fornire una risposta a questo interrogativo l'Autore prende le mosse dall'avvenuto mutamento della procedura concorsuale tradizionale, che da istituto finalizzato alla liquidazione del patrimonio dell'imprenditore, a favore dei creditori, si è trasformato in strumento di liquidazione realizzabile anche attraverso la conservazione dell'azienda. Vengono, poi, analizzate le procedure già presenti in altri paesi, in particolare quelle introdotte in Francia da una legge di riforma del 2005, e, infine, vengono sviluppate alcune considerazioni sulle linee guida di una possibile riforma nel nostro ordinamento, con particolare riferimento ai presupposti e alle condizioni per attivare la prevenzione, tenendo conto delle contrapposte esigenze di salvaguardia dell'impresa e di tutela dei creditori.

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Il ruolo del PM nella fase prefallimentare e la sua legittimazione alla richiesta dei provvedimenti cautelari o conservativi

26 Marzo 2012 | di Luigi Orsi

Pubblico ministero

La crisi di impresa propone uno dei più delicati settori di intervento nel processo civile e di un importante ambito di esercizio dell'azione penale da parte del P.M., il quale può essere il richiedente del fallimento, oppure un interventore nel procedimento, oppure ancora può rimanere inerte. L'Autore analizza ciascuna di queste ipotesi, soffermandosi sulla legittimazione del PM alla richiesta dei provvedimenti cautelari o conservativi, analizzando, altresì, le fasi successive alla dichiarazione di fallimento ed esaminando infine il ruolo del PM nel concordato preventivo e negli accordi di ristrutturazione dei debiti.

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La disciplina della verifica del passivo nel Regolamento CE n. 1346/2000. Teoria, pratica e prospettive di riforma

20 Marzo 2012 | di Giorgio Corno

Insolvenza transfrontaliera

Nelle procedure d'insolvenza i creditori nazionali e stranieri ricevono, di regola, lo stesso trattamento: la loro nazionalità non assume alcuna rilevanza. Così, in materia di insinuazione al passivo, tutti i creditori possono chiedere l'avvio di un unico processo di verifica. L'Autore esamina i profili internazionalprivatistici dell'accertamento del passivo, con riferimento alla disciplina italiana e a quella comunitaria, contenuta nel Regolamento CE n. 1346/2000.

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Misure di prevenzione, procedure concorsuali e tutela dei rapporti

14 Marzo 2012 | di Antonio Caiafa

Misure di prevenzione

Il D.Lgs. 6 settembre 2011, n. 159 ha introdotto il Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione e disciplina il controverso tema dei rapporti tra le misure di prevenzione e le procedure concorsuali, su cui giurisprudenza e dottrina si sono espresse nel corso degli anni con orientamenti contrastanti, attuando una risistemazione della normativa di settore. L'Autore, dopo aver delineato i differenti effetti dei rapporti tra procedimento di applicazione delle misure di prevenzione e procedure concorsuali, a seconda che la dichiarazione di fallimento sia successiva ovvero precedente al sequestro, si sofferma sull'ipotesi in cui il sequestro abbia ad oggetto aziende, sulla continuazione dell'esercizio dell'impresa e sui rapporti giuridici pendenti connessi all'amministrazione dell'azienda.

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I rapporti tra le misure di prevenzione patrimoniali e la procedura fallimentare nel Codice Antimafia

06 Marzo 2012 | di Clelia Maltese

Misure di prevenzione

Dopo l'introduzione, ad opera del D. Lgs. 6 settembre 2011, n. 159, del Codice Antimafia, si è reso necessario ridefinire i rapporti tra le misure di prevenzione patrimoniali e le procedure concorsuali: il principio generale è quello della prevalenza della misura di prevenzione antimafia sul fallimento dell'imprenditore i cui beni siano stati attinti (in tutto o in parte) dal sequestro. L'Autrice approfondisce le relazioni tra le misure di prevenzione e le procedure concorsuali, sia nell'ipotesi di dichiarazione di fallimento successiva al sequestro, che in quella opposta, e si sofferma, infine, anche sui rapporti con il concordato preventivo e quello fallimentare.

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La tutela del sostegno creditizio alle imprese in crisi: istruzioni per l'uso

02 Marzo 2012 | di Giorgio Tarzia

Finanziamenti nelle procedure concorsuali

Il sostegno creditizio alle imprese in crisi ha ricevuto una tutela sempre maggiore, a seguito di ripetuti interventi normativi. In particolare, sono state introdotte l'esenzione dalla revocatoria degli atti, pagamenti e garanzie posti in essere nell'esecuzione di un concordato preventivo, di un accordo di ristrutturazione dei debiti o di un piano attestato e la previsione di una prededuzione per determinati crediti. Poiché si tratta di una materia nuova, sulla quale non si è ancora formata una giurisprudenza, sembra opportuno fornire una “guida operativa”, che sciolga i dubbi interpretativi.

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La Corte di Giustizia e il COMI: eppur (forse) si muove!

01 Marzo 2012 | di Galeazzo Montella

Centro degli interessi principali

Nel Regolamento CE n. 1346/2000 il Centro degli interessi principali del debitore - COMI - riveste il ruolo cruciale di criterio di competenza internazionale ai fini dell'apertura della procedura di insolvenza. Per le società tale centro si presume - majuris tantum - coincidente con la sede statutaria. La Corte di giustizia sinora aveva interpretato tale presunzione forse in modo troppo rigido, con una giurisprudenza dalla quale, di fatto, molti giudici nazionali si sono poi discostati. Ora la Corte è tornata sul tema con due nuove sentenze, Interedil e Rastelli, che l'Autore esamina, ravvisando in esse una certa apertura verso un'applicazione del concetto di COMI più elastica a pragmatica.

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Una procedura per gli accordi in rimedio del sovraindebitamento

27 Febbraio 2012 | di Fabrizio Di Marzio

Sovraindebitamento

Al fine di porre rimedio alle situazioni di sovraindebitamento, il nuovo Governo aveva disposto d'urgenza un articolato strumento, prendendo ampia ispirazione da una proposta di legge approvata dal Senato e in discussione alla Camera (AC n. 2364). Nel corso parlamentare, il decreto ha dato impulso all'approvazione della proposta di legge nell'ultima versione: il capo II della legge 27 gennaio 2012, n. 3, intitolata alle“disposizioni in materia di usura e di estorsione, nonché di composizione delle crisi da sovraindebitamento”, è infatti dedicato al “procedimento di composizione delle crisi da sovraindebitamento”.

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La “nuova” revocatoria delle rimesse bancarie. L'impossibile convivenza degli artt. 67 e 70 l.fall. e la recente dottrina

24 Febbraio 2012 | di Giuseppe Rebecca, Giuseppe Sperotti

Azione revocatoria fallimentare

La“nuova” revocatoria delle rimesse bancarie è in vigore dal (o meglio “dopo il”, come inopinatamente precisa il d. l. n. 35 del 2005) 17 marzo 2005. Con tale d.l. è stata attuata in via anticipata una parte della riforma più generale delle procedure fallimentari (D.Lgs. n. 5 del 9 gennaio 2006).Pur con l'evidente limitazione dovuta alla riduzione a metà del periodo di riferimento (da un anno a sei mesi),la revocatoria delle rimesse ha indubbiamente ancora una sua valenza e può trovare applicazione in molte procedure concorsuali, soprattutto nel caso di consecuzione delle procedure senza soluzione di continuità. È ben vero che i curatori, per le nuove procedure, e per il momento, trascurano alquanto queste azioni, così come la dottrina non ne tratta molto, ma ciò è in gran parte dovuto a un preconcetto: che la revocatoria di fatto non esista più. Niente - però - di più errato. Certo il dimezzamento del periodo “sospetto” e i nuovi riferimenti quantitativi hanno comportato una riduzione molto più che proporzionale di quanto revocabile, ma non per questo l'azione revocatoria è sparita del tutto.

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