20 Dicembre 2011 | di Alessandro Stefani
Programma di liquidazione (nel fallimento)
La riforma introdotta con il D.Lgs. n. 5 del 2006 ha profondamente innovato l’intero sistema delle vendite fallimentari, consacrando, tra gli altri, concetti quali “programmazione condivisa”, “deformalizzazione” e “procedure competitive”. In questo nuovo e profondamente mutato contesto il notaio è in grado di recitare un ruolo di primo piano, sia sotto il profilo dell’attività propria del Giudice Delegato, proseguendo quel processo di esternalizzazione della funzione giurisdizionale iniziato con la legge n. 302 del 1998, sia sotto il profilo della “privatizzazione della procedura”, potendo mettere a disposizione del curatore, la cui figura è oggi centrale e di grande responsabilità, le proprie specificità e competenze nella circolazione dei beni immobili e nella materia societaria, oltre che l’essenza stessa della funzione notarile, quale l’imparzialità e la natura di pubblico ufficiale.
15 Dicembre 2011 | di Riccardo Ranalli
Relazione di attestazione dell’esperto
L’intervento si focalizza sull’approccio che dovrebbe ispirare il Professionista in sede di attestazione degli accordi di ristrutturazione e ciò in termini di principi, finalità, orizzonte temporale di riferimento e contenuti, tracciando un confronto con le attestazioni di cui agli artt. 67, comma 3, lett. d) e 161 l. fall. Assunto di partenza è che la finalità dell’attestazione di cui all’art. 182-bis l. fall. è quella di consentire al Tribunale il proprio vaglio e al pubblico ministero e ai soggetti interessati la valutazione delle conseguenze dell’accordo, assunto a fronte del quale l’attestatore, previa verifica della veridicità dei dati sui quali si fonda il piano, deve pervenire, in un’ottica di trasparenza, ad un giudizio coerente e adeguatamente motivato sul piano stesso.
09 Dicembre 2011 | di Guido Bonfante
Leasing
La riforma del diritto fallimentare, pur nella varietà di interventi ripetuti nel tempo, non ha disciplinato in alcun modo i rapporti pendenti nel concordato preventivo. Di conseguenza, appurata in generale l’inapplicabilità a tale procedura degli artt. 72 segg. l. fall., si analizzano più in particolare gli effetti del concordato preventivo sul contratto di leasing ancora in corso di esecuzione, il trattamento dei debiti anteriori e successivi alla domanda di concordato e, infine, la sorte della clausola secondo cui l’ammissione ad una procedura concorsuale, concordato preventivo incluso, costituisce causa di risoluzione automatica del contratto.
06 Dicembre 2011 | di Mauro Vitiello
Relazione di attestazione dell’esperto
In un sistema normativo che nelle soluzioni concordate della crisi d'impresa si affida via via, sempre più, alla funzione svolta dal professionista attestatore, la norma introdotta recentemente, e contenuta nell'art. 182 quater l. fall., di riconoscimento della prededuzione per il credito maturato per l'attestazione di fattibilità del piano concordatario e degli accordi di ristrutturazione ben può essere letta come un'ulteriore accentuazione dell'importanza della funzione stessa.
Non v'è dubbio che a tale fenomeno si accompagni, quasi inevitabilmente, un rafforzamento della responsabilizzazione del professionista chiamato ad attestare la fattibilità.
30 Novembre 2011 | di Federico Rolfi
Accordo di ristrutturazione dei debiti: disciplina generale
Si analizza la fase dell'anticipazione della c.d. “protezione” nell'ambito degli accordi di ristrutturazione; approfondendo, in particolare, alcuni profili quali l'ambito di applicazione, il contenuto concreto della tutela, il procedimento finalizzato alla concessione della stessa.
Si esaminano, inoltre, gli ancora più problematici profili dell'eventuale sopravvenuta inefficacia della misura protettiva e della violazione della medesima da parte dei singoli creditori.
30 Novembre 2011 | di Antonio Caiafa
Cassa Integrazione Guadagni
La richiesta di accesso alla C.I.G. concorsuale non è un optional, e quindi va effettuata dal curatore, in presenza dei relativi presupposti soggettivi ed oggettivi, anche senza richiedere al Giudice Delegato una specifica autorizzazione.
24 Novembre 2011 | di Marco Maria Aiello
Classi e categorie di creditori (nella legge fallimentare)
Alcune tematiche di grande interesse in materia di concordato preventivo sono state affrontate dai giudici milanesi in una recente pronuncia (Trib. Milano, sez. II, 19 luglio 2011).
L’autore, muovendo dalla fattispecie oggetto della decisione del Tribunale, esamina, alla luce degli orientamenti giurisprudenziali e dottrinali, le delicate questioni relative all’abuso del diritto nella formazione delle classi ed alla qualificabilità delle condotte depauperative anteriori al deposito della domanda e sottaciute in sede di ricorso quali atti di frode; viene analizzato, infine, il profilo della sussistenza o meno della legittimazione, per il liquidatore giudiziale, a proporre azione di responsabilità verso gli amministratori della società debitrice.
23 Novembre 2011 | di Danilo Galletti
Azione revocatoria fallimentare
Il nuovo diritto fallimentare ha molto limitato l'efficacia della revocatoria come strumento per il rifinanziamento degli attivi concorsuali. Le Curatele devono acquisire pertanto nuove professionalità, al fine di utilizzare al meglio gli strumenti offerti dal diritto comune e civile. La disciplina imperativa del mutuo fondiario, se correttamente applicata nell'ambito delle verifiche fallimentari del passivo, può condurre alla sterilizzazione dei privilegi ipotecari acquisiti dalle banche in forme patologiche, che altrimenti sono praticamente irrevocabili. Allo stesso modo, un attento esame da parte del Curatore delle modalità con cui la banca abbia rifinanziato il debitore, “convertendo” un'esposizione chirografaria in privilegiata, può spesso condurre a sanzionare l'abuso del creditore con la “disattivazione” della causa di prelazione. Tali strumenti possono agire come complemento e in modo convergente con le azioni risarcitorie, esperibili contro il finanziatore per aver colpevolmente ed artificialmente protratto la vita dell'imprenditore ormai decotto attraverso una erogazione di credito illegittima. Allo stesso modo, un attento scrutinio delle forme e delle modalità attraverso le quali si sia manifestata la “ingerenza” del finanziatore nella vita e nella gestione dell'impresa, può condurre all'emersione di pretese risarcitorie connesse alla responsabilità da lui assunta come amministratore di fatto, per abusiva direzione e coordinamento. Per finire, un'interpretazione “evolutiva” del sistema revocatorio può forse portare alla luce spazi di intervento più ampi di quanto si potrebbe pensare, agendo sulla permanenza della “consecuzione”, a date condizioni, fra concordato preventivo e fallimento; sulla possibilità di “retrodatare” altrimenti il periodo sospetto quando l'istruttoria prefallimentare comporti l' “anticipazione” di taluni effetti caratterizzanti dell'apertura del concorso; sulla sterilizzazione di talune “esenzioni” dalla revocatoria quando difettino in realtà i presupposti logici su cui le stesse si fondano.
23 Novembre 2011 | di Alberto Tron
Bilancio d'esercizio
L’Organismo Italiano di Contabilità (OIC) ha emesso, nel luglio 2011, il nuovo principio contabile OIC-6 “Ristrutturazione del debito e informativa di bilancio” con lo scopo di definire il trattamento contabile e l’informativa integrativa da fornire nel bilancio del debitore, in merito agli effetti prodotti da un’operazione di ristrutturazione del debito.
11 Novembre 2011 | di Silvia Giani
Omologazione del concordato (nella legge fallimentare)
Il ruolo del Tribunale nel procedimento di concordato preventivo è essenziale in tutte le sue fasi perché il concordato preventivo ha la peculiarità di produrre effetti esdebitatori nei confronti di tutti i creditori e non solo di quelli che l’hanno approvato.
In sede di omologazione il tribunale deve controllare, anche in assenza di opposizioni, l’assenza degli atti di frode e la persistenza delle condizioni di ammissibilità alla procedura, tra le quali va ricompresa la fattibilità.
L’art. 173 l. fall., applicazione in ambito concordatario del principio di buona fede, delinea i poteri immanenti d’intervento del giudice, che possono esercitarsi in ogni momento e quindi anche nel giudizio di omologazione.