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Giurisprudenza commentata |
Il credito di rivalsa IVA, vantato solo dai professionisti e dai prestatori d’opera intellettuale, ha privilegio generale sui beni mobili del debitore
ProfessionistiÈ stata sollevata questione di legittimità costituzionale dell’art. 2751-bis, numero 2), del codice civile, come modificato dall’art. 1, comma 474, della legge 27 dicembre 2017, n. 205 (Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2018 e bilancio pluriennale per il triennio 2018-2020), «nella parte in cui estende anche al credito per rivalsa IVA il privilegio generale ivi attribuito al credito per le retribuzioni dei professionisti». La Corte Costituzionale, con sentenza n. 1/2020, ha ritenuto che la questione sollevata sia priva di fondamento in quanto i «professionisti» e «ogni altro prestatore d’opera», intellettuale o no, possono beneficiare della stessa estensione del privilegio mobiliare al credito per rivalsa IVA, prevista dalla disposizione censurata.
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Un insolito caso di insorgenza del privilegio da un credito in origine chirografo
Cass. civ. sez. I, 30 gennaio 2019, n. 2664
In sede fallimentare, gli interventi di sostegno pubblico erogati in forma di concessione di garanzia godono anch'essi del privilegio di cui all'art. 9, comma 5, D.Lgs. n. 123/1998, perché le diverse forme di intervento pubblico in favore delle attività produttive risultano espressione di un disegno unitario, ed occorre comunque recuperare la provvista per ulteriori e futuri interventi di sostegno della produzione.
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Inapplicabile l’art. 5, Legge n. 223/91 al trasferimento d’azienda in crisi con passaggio parziale di dipendenti
Cass. Civ.
I principi dettati dagli artt. 4 e seguenti della Legge n. 223/1991 sui licenziamenti collettivi inerenti l’obbligatoria indicazione dei criteri di scelta dei lavoratori da licenziare e delle modalità di applicazione di questi criteri, non si estendono in via analogica alla selezione relativa al passaggio parziale di lavoratori in caso di trasferimento di azienda sottoposta a procedura liquidatoria, in considerazione della diversa ratio e disciplina dei due istituti.
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La normativa che non prevede la falcidia IVA nell'ambito delle procedure di sovra-indebitamento è illegittima
Corte Costituzionale
La Corte Costituzionale si è espressa in merito alla norma che prevede la mancata possibilità per il debitore di falcidiare l'IVA nell'ambito della procedura di sovra-indebitamento, dichiarandola costituzionalmente illegittima, in quanto violerebbe l'art. 3 della Costituzione.
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Quando il mancato rilascio della fideiussione determina la nullità del preliminare di immobile da costruire
Cassazione Civile – sez. II
La proposizione della domanda di nullità del contratto preliminare per mancanza della garanzia accessoria ex art. 2 D.Lgs. n. 122/2005, una volta che sia stata rilasciata la garanzia prescritta per legge in data successiva alla stipula del preliminare e senza che nelle more si sia manifestata l’insolvenza del promittente venditore ovvero che risulti altrimenti pregiudicato l’interesse del promissario acquirente alla cui tutela è preposta la nullità di protezione prevista dalla norma in esame, costituisce abuso del diritto e non può quindi essere accolta.
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Le sanzioni IVA hanno privilegio ex art. 2752 del c.c.
Cass. Civ.,
Le sanzioni pecuniarie per la violazione di leggi tributarie commesse in data antecedente al fallimento del contribuente, costituiscono un credito che soggiace all'applicazione di tutte le regole civilistiche, sia che si verta in una fase fisiologica del rapporto obbligatorio, sia che si verta nell'ambito di una procedura concorsuale...
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Falcidia IVA nel sovraindebitamento
Corte Costituzionale
Va dichiarata l'illegittimità costituzionale dell'art. 7, comma 1, terzo periodo, L. 27 gennaio 2012, n. 3 (Disposizioni in materia di usura e di estorsione, nonché di composizione delle crisi da sovraindebitamento), limitatamente alle parole: "all'imposta sul valore aggiunto", nella parte in cui nega al debitore sovraindebitato la possibilità di prospettare il pagamento parziale dell'IVA, a pena di inammissibilità del relativo ricorso.
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Il concordato “misto” e il criterio della “prevalenza quantitativa attenuata”
Tribunale di Milano
Ai fini della individuazione della disciplina applicabile al concordato misto, se quella caratteristica del concordato in continuità o l’altra tipica del concordato liquidatorio, si applica il criterio di prevalenza "quantitativa attenuata", per effetto del quale nel concetto di "ricavato prodotto dalla continuità" rientrano anche il magazzino, nonché i rapporti contrattuali già in essere o già risolti nel passato, ma che proseguiranno o verranno rinnovati e, infine, i rapporti di lavoro.
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Ammissione al passivo fallimentare: la prescrizione del credito tributario non va al giudice tributario
Cass. Civ., SS.UU.,
Ove, in sede di ammissione al passivo fallimentare, sia eccepita dal curatore la prescrizione del credito tributario maturata successivamente alla notifica della cartella di pagamento, che segna il consolidamento della pretesa fiscale e l'esaurimento del potere impositivo, viene in considerazione un fatto estintivo dell'obbligazione tributaria di cui deve conoscere il giudice delegato in sede di verifica dei crediti e il tribunale in sede di opposizione allo stato passivo e di insinuazione tardiva, e non il giudice tributario.
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Comunicazione ex art. 92 L.F. del curatore fallimentare
Cass. civ., sez. II
La comunicazione effettuata dal curatore ai sensi dell'art. 92 L. F. è atto idoneo a determinare la decorrenza del termine di riassunzione del processo ma solo se sia stata indirizzata al difensore della parte processuale, se contenga un esplicito riferimento alla lite pendente ed interrotta e se sia corredata da copia autentica della sentenza di fallimento.
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