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Giurisprudenza commentata |
L'accordo di composizione della crisi con transazione fiscale è omologabile anche in caso di voto erariale contrario
Trib. Napoli
Il Tribunale omologa l'accordo di composizione della crisi da sovraindebitamento contenente la proposta di trattamento del credito fiscale anche nel caso in cui l'Erario voti in senso contrario, laddove il voto dell'ufficio sia decisivo ai fini del raggiungimento del 60% e la proposta sia più conveniente rispetto all'alternativa liquidatoria.
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Questione di costituzionalità sulla cessione del quinto nel sovraindebitamento
Trib. Livorno
Non è manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 8, comma 1-bis, L. 3/2012 in relazione all'art. 3, comma 2, Cost., laddove prevede che la cessione del quinto possa rientrare nei debiti di massa nel piano del consumatore, mentre non prevede che possa essere ristrutturato il debito per il quale il creditore abbia già ottenuto l'ordinanza di assegnazione all'esito di una procedura di espropriazione presso terzi.
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Le S.U. assegnano al giudice fallimentare lo scrutinio sull'impugnazione del diniego alla transazione fiscale e contributiva da parte degli Enti pubblici
Cass. civ.
Con l'ordinanza in commento, le Sezioni Unite hanno sancito il principio secondo il quale appartiene alla giurisdizione del tribunale fallimentare il contenzioso nascente dalla impugnazione del diniego dell'Agenzia delle entrate alla proposta di transazione fiscale presentata dal debitore nell'ambito di un accordo di ristrutturazione o di concordato preventivo, risolvendo in tal guisa un altro dei molteplici problemi interpretativi posti dall'art. 182-ter l. fall. e degli aspetti più controversi dell'istituto.
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Revocatoria fallimentare delle rimesse in conto corrente del ricavato dalla vendita di un bene costituito in pegno consolidato
Cass. civ.,
Occorre valutare se l'applicazione congiunta degli artt. 67, comma 2, e 70, comma 2, l. fall., nella lettura datane da Cass. nn. 4785/2010 e 24627/2018, non finisca per privare di efficacia una causa di prelazione costituita in forza di un atto non più suscettibile di essere ritenuto pregiudizievole per i creditori, al di là delle stesse esigenze della concorsualità.
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Decorrenza del termine per la riattivazione del processo interrotto per fallimento di una delle parti
Cass. civ.
Le Sezioni Unite sul contrasto interpretativo circa il momento in cui inizia a decorrere il termine per la riattivazione del processo a seguito del fallimento di una delle due parti processuali hanno affermato che "in caso di apertura del fallimento, ferma l’automatica interruzione del processo (con oggetto i rapporti di diritto patrimoniale) che ne deriva ai sensi dell’art. 43, comma 3, L.F., il termine per la relativa riassunzione o prosecuzione - per evitare gli effetti di estinzione di cui all’art. 305 c.p.c. e al di fuori delle ipotesi di improcedibilità ex artt. 52 e 93 L.F. per le domande di credito - decorre da quando la dichiarazione giudiziale dell’interruzione stessa sia portata a conoscenza di ciascuna parte".
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Risoluzione del concordato preventivo e fallimento “omisso medio”: la parola alle Sezioni Unite
Cass. civ.,
Con l'ordinanza interlocutoria in esame queste le questioni di particolare importanza da sottoporre al vaglio delle Sezioni Unite: a) se sia ammissibile l'istanza di fallimento nei confronti di impresa già ammessa al concordato preventivo poi omologato, a prescindere dall'intervenuta risoluzione del concordato; b) se il fallimento debba essere dichiarato solo per insolvenza nuova rispetto al momento dell'omologazione del concordato ovvero anche per inadempimento alle obbligazioni discendenti dall'esecuzione dello stesso concordato omologato e, in caso di ammissibilità del fallimento in tali ipotesi se sia possibile un eventuale fallimento dell'impresa ammessa al concordato omologato, anche prima dello spirare del termine annuale di cui all'art. 186 L.F.
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Trasferimento fittizio della sede legale della società debitrice. Oneri probatori e processuali in capo ai creditori nel procedimento prefallimentare
Trib. Prato
La pronuncia del Tribunale di Prato come evidenziano gli Autori, offre interessanti spunti in tema di criteri per fondare la giurisdizione del giudice fallimentare italiano, nonché di adempimenti per la corretta instaurazione del contraddittorio nell’ambito di un procedimento prefallimentare contro una società debitrice avente la propria sede legale fittiziamente trasferita all’estero, da oltre un anno.
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Possibilità di nominare liquidatore nelle procedure di sovraindebitamento il professionista dell'OCC che abbia già svolto il ruolo di Gestore della crisi
Trib. Rimini
Trib. Lodi
Trib. Busto Arsizio
Le pronunce in commento prendono posizione sulla questione, decisa in modo piuttosto vario dalla giurisprudenza di merito, circa la nomina del liquidatore nelle procedure di sovraindebitamento.
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Le ritenute sono falcidiabili nel sovraindebitamento
Trib. Parma
Il debitore può proporre in sede di accordo di composizione della crisi un pagamento parziale del credito relativo alle ritenute erariali: il divieto di falcidia ex art. 7, comma 1, III periodo, L. 3/2012 può essere superato in applicazione della giurisprudenza comunitaria in ambito di concordato, attesa l'affinità fra procedura di sovraindebitamento e procedura concordataria.
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La mera mancanza delle scritture contabili non integra il delitto di bancarotta fraudolenta, semmai quello di bancarotta semplice
Cass. pen.
In tema di bancarotta documentale, qualora sia assente o insufficiente l'accertamento in ordine allo scopo eventualmente propostosi dall'agente ed in ordine alla oggettiva finalizzazione di tale carenza, la mera mancanza dei libri e delle scritture contabili deve essere ricondotta alla ipotesi criminosa della bancarotta semplice.
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