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Ammissibile l’insinuazione tardiva del lavoratore già ammesso al fallimento per crediti di lavoro ulteriori
Cass. Civ.
Il lavoratore può insinuarsi tardivamente nel passivo dell’impresa-datrice di lavoro, per crediti lavorativi relativi a ulteriori mensilità, anche se è già stato ammesso al passivo tempestivamente per crediti relativi a vecchie mensilità e altre voci, quali il Tfr: tra le due pretese fatte valere in tempi diversi, infatti, non c’è identità di causa petendi e petitum. Lo ha affermato la Corte di Cassazione con la sentenza n. 26761 del 13 dicembre scorso.
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Debitore e stato di impotenza economico-finanziaria, non transitoria: sussiste lo stato di insolvenza
Cass. Civ.
La dichiarazione di fallimento trova il suo presupposto nello stato d’insolvenza del debitore, il cui riscontro prescinde da un’indagine sull’effettiva esistenza dei crediti fatti valere, essendo sufficiente l’accertamento di uno stato di impotenza economico-finanziaria, non transitoria, idoneo a privare il debitore della possibilità di far fronte, con mezzi ordinari, ai propri debiti. E’ questo il principio, conforme alla giurisprudenza di legittimità, espresso dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 25961 del 5 dicembre.
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Esdebitazione del fallito e presupposto oggettivo: l’intervento delle Sezioni Unite
Cass. Civ.
Le Sezioni Unite della Suprema Corte sono intervenute sulla controversa questione, che ha trovato sia in dottrina che in giurisprudenza di merito soluzioni contrastanti, riguardante il presupposto oggettivo per il riconoscimento dell’esdebitazione. Si trattava in particolare di accertare se, per la concessione del beneficio dell’esdebitazione al fallito, occorra il soddisfacimento, almeno parziale, di tutti i creditori o se, invece, sia sufficiente che almeno una parte dei creditori sia stata soddisfatta.
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Concordato San Raffaele: conflitto di interessi tra proponente e finanziatore, poteri del tribunale e proposta di cessione di beni
Tribunale di Milano
La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano presentava richiesta di fallimento nei confronti della Fondazione San Raffaele, la quale a sua volta chiedeva con ricorso l’ammissione alla procedura di concordato preventivo.
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