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Per escludere il reato di bancarotta preferenziale la prospettiva di ripresa economica deve essere reale
Cass. Pen.
Non sussiste l’elemento soggettivo del reato di bancarotta preferenziale, ex art. 216, comma 3, l. fall., se la violazione della par condicio creditorum è avvenuta al solo fine di alleggerire la pressione dei creditori nella convinzione che in tal modo l’attività d’impresa avrebbe potuto continuare e così riequilibrare la situazione finanziaria e patrimoniale.
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Se la causa si conclude con una transazione il compenso dell’avvocato deve calcolarsi sul valore di questa
Cass. Civ.
La questione sottoposta ai giudici di legittimità riguarda la liquidazione del compenso destinato al difensore di una procedura fallimentare per l’attività svolta nel giudizio di responsabilità risarcitoria intrapreso nei confronti dell’amministratore unico e dei tre sindaci della società fallita.
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Bankitalia mette in consultazione una classificazione per qualità dei crediti verso aziende in concordato
Banca d’ItaliaBanca d’Italia - Le novità in tema di concordato preventivo. Riflessi sulla classificazione per qualità del credito dei debitori, 29 novembre 2013
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Società in house: spetta alla Corte dei Conti la giurisdizione sull’azione di responsabilità degli organi sociali
Cass. Civ.
Le Sezioni Unite della Cassazione, con la sentenza n. 26283 del 25 novembre, hanno affermato la giurisdizione della Corte dei conti sulle azioni esercitate dalla Procura della Repubblica per far valere la responsabilità degli organi sociali per danni da essi cagionati al patrimonio di una società in house.
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Per il reato di bancarotta sono rilevanti anche le condotte successive al dissesto
Cass. Pen.
Il caso. L’Amministratore di fatto di una società viene condannato a sei anni di reclusione e alla pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici per aver integrato, col suo operato, la fattispecie di bancarotta fraudolenta dell’anzidetta società già dichiarata fallita. In particolare per aver commesso la specifica ipotesi di falso in bilancio esponendo fatti e dati non corrispondenti alle reali condizioni economiche societarie così da cagionarne o, comunque aggravarne il dissesto.
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Dopo la scissione, anche se illegittima, l’insolvenza delle due società va valutata separatamente
Cass. Civ.
In presenza di una ipotesi di scissione negativa, ancorchè non consentita, trova applicazione l’art. 2506-quater, comma 3, c.c., e la sussistenza dell’insolvenza della società scissa e di quella beneficiaria deve essere valutata separatamente, avuto riguardo agli elementi attivi e passivi del patrimonio di ciascuna. Lo ha affermato la Cassazione, con la sentenza n. 26043 del 20 novembre.
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Dopo un anno dalla trasformazione di una s.a.s. in s.r.l. è precluso il fallimento in estensione del socio
Cass. Civ.
Dopo la trasformazione di una società di persone in società di capitali, delle nuove obbligazioni sociali risponde soltanto la società, non essendo prevista un’ultrattività della responsabilità illimitata del socio. Ne consegue che, decorso un anno dall’iscrizione della trasformazione nel registro delle imprese, non può essere dichiarato il fallimento in estensione del socio già illimitatamente responsabile. E’ questo il principio espresso dalla Cassazione, con la sentenza n. 25846 dell’11 novembre.
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Revocatoria di rimesse bancarie: lo scoperto del conto non basta per provare la scientia decoctionis della Banca
Cass. Civ.
Ai fini della revocatoria di rimesse bancarie ex art. 67, comma 2, l. fall., la prova della scientia decoctionis della Banca, incombente sul curatore, non può considerarsi raggiunta solo sulla base della costante scopertura del conto corrente della fallita, perché si tratta di circostanza equivoca, che potrebbe indicare una fiducia della banca nelle capacità economiche del proprio cliente. È il principio espresso dall’ordinanza n. 25952 della Cassazione, depositata il 19 novembre.
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Decreto di convocazione del debitore: in attesa della Pec, le invalidità nel vecchio sistema delle notificazioni
Cass. Civ.
La Cassazione si è più volte occupata, negli anni, delle problematiche relative alla validità della notifica del decreto di convocazione del debitore e dei creditori istanti per il fallimento, ex art. 15 l. fall.
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L.c.a.: il rimedio contro il silenzio del commissario sulle istanze dei creditori è l’opposizione al passivo
Cass. Civ.
Nella procedura di liquidazione coatta amministrativa la presentazione, da parte del preteso creditore, di domande ai sensi dell'art. 208 l. fall., o di osservazioni o istanze, ai sensi dell'art. 207 l. fall., comporta l'obbligo del commissario liquidatore di provvedere su di esse; ne consegue che, nel caso in cui il credito non sia contemplato, in tutto o in parte, nell'elenco dei crediti ammessi o respinti, il "silenzio" assume il valore di implicito rigetto, contro il quale, per evitare il formarsi di una preclusione, il creditore deve proporre opposizione allo stato passivo. E’ questo il principio di diritto enunciato dalla Cassazione, con la sentenza n. 25301, dell’11 novembre.
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